La
denominazione deriva dallo spagnolo brindar
che a sua volta deriverebbe dal tedesco bringe
dir ovvero “ti offro”
espressione trasmessa dai Lanzichenecchi alle truppe spagnole.
L’usanza
è antichissima. Se ne trovano tracce nella Bibbia (Esther 1, 7-8 e
Abacuc 2, 15) e nei poemi omerici ed è infatti la Grecia classica
che attraverso l’istituzione del banchetto ci ha trasmesso anche
l’uso del brindisi. Nel banchetto greco si mangiava e si beveva
separatamente in due momenti diversi della cena e vi era un convitato
preposto a sovrintendere alla preparazione delle bevande e
all’organizzazione dei brindisi per celebrare i presenti o le donne
amate, secondo una sequenza prestabilita. Anche nel banchetto romano
il brindisi diviene uso consolidato importato dalla Grecia mentre i
primi Cristiani usavano brindare alla salute dei martiri e dei Santi.
Poi l’uso sembra declinare per diventare nel Medioevo prerogativa
dei popoli nordici. Il Rinascimento italiano disapprova la pratica
del brindisi ritenuta straniera e pertanto barbara. Nel Cinquecento
Della Casa dice: “lo invitare a bere...è verso di sé biasimevole
e nelle nostre contrade non è ancora venuto in uso si che egli non
si dee fare e se altri inviterà te potrai agevolmente non accettare
lo ‘nvito e dire che tu ti arrendi per vinto, ringraziandolo,
oppure assaggiando il vino per cortesia senza altramente bere”.
Tuttavia dalla fine del XVI secolo e poi nel XVII e XVIII il brindisi
diventa di uso corrente in tutta Italia senza più destare
riprovazione. Connessi alla pratica del brindisi sono anche gesti
tradizionali come l’urtare i bicchieri pieni per produrre rumore o
semplicemente levare il calice alla salute di qualcuno prima di
portarlo alla bocca, tradizioni sopravvissute nel costume moderno.
In
questo dipinto, ispirato forse all'intermezzo delle Festes de l'Amour
et de Bacchus, un' opera comica composta da Lully nel 1672, si
riconoscono Bacco incoronato di pampini grappoli e foglie di vite e
Cupido con frecce e faretra in atto di brindare a quello che ha tutta
l’aria di essere un raggiunto accordo. Assiste al brindisi
Colombina mentre alla sinistra e alla destra della composizione si
distinguono rispettivamente Pierrot e Crispino. I personaggi
compongono un'allegoria di facile lettura il cui perno, compositivo e
concettuale è l'alleanza fra Cupido e Bacco. E’ infatti grazie
all’ebbrezza alcolica che gli amanti possono accedere, senza più
inibizioni, all’estasi della passione. Testimone di questo raggiunto
accordo è Colombina, la servetta furba della commedia dell'arte,
quella degli intrighi, che qui si intendono risolti con successo
dall'accordo fra vino e amore. Pierrot, presente alla scena ma
defilato e nell'ombra, sembra indicare come il romanticismo abbia
nell’allegorica scena una posizione secondaria mentre è coinvolto
Crispino, furbo e raffinato seduttore, a connotare di trasgressione
l'atmosfera della scena. Al centro di questo palcoscenico, a metà fra
il reale e la consueta radura frondosa della fete galante, una coppia
mima con la danza un corteggiamento e laddove la ballerina, accennando
una riverenza, evoca le femminili civetterie, il ballerino, con
le mani intrecciate dietro alla schiena, rimanda alla natura mai del
tutto dichiarata dei progetti amorosi maschili. Deposto a terra il
tamburello, forse memoria di una conclusa tarantella, emblema di danza
sfrenata e perciò di intreccio convulso di azioni, la cornamusa, il
violino e l'oboe, ancora fra le mani dei musicisti sulla destra, rimandano alle voci maschili e femminili armonizzate in una
metaforica sinfonia amorosa.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Arte e Vino, Dossier, "Art e Dossier", 268, Luglio-Agosto 2010.
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