giovedì 31 dicembre 2015

Le uova nella Presentazione della Vergine al Tempio di Tiziano.

I Romani usavano l’espressione de ovo usque ad mala ovvero dall’uovo alle mele per definire la completezza di un’azione facendo riferimento alla consuetudine di cominciare il banchetto con un uovo e concluderlo con la frutta.
Presente nella cucina egizia l’uovo è un cibo antichissimo. I Greci consumavano uova fin dall’età di Pericle e i Romani le usavano sia per i dolci che per i contorni e per le salse, oltre a considerarle, da sole, un eccellente cibo da colazione o un entrée all’inizio del banchetto. E’ possibile che anche gli Etruschi avessero la stessa abitudine dal momento che spesso nelle decorazioni parietali delle tombe ove compaiono scene di banchetto, i convitati tengono in mano un uovo, come richiamo ad una probabile consuetudine alimentare pur con valenze esclatologiche. Cibo proibito nel digiuno quaresimale insieme alla carne e ai formaggi, le uova erano tuttavia accettate da qualche ordine religioso. Esse erano di consumo abituale alla mensa medievale dei signori e accompagnavano la più nobile carne e il formaggio come cibo povero ma prelibato. Venivano bollite, cotte in camicia, strapazzate, stufate e fritte e usate per frittate di verdura. Nutrienti ma semplici, le uova, fin dal Rinascimento, venivano ritenute cibo ideale per la convalescenza o nel regime alimentare seguente al parto.


Nella Presentazione al Tempio di Tiziano (Venezia, Gallerie dell'Accademia) colpisce, ai piedi della scalinata, la presenza di una vecchia con un cesto pieno di uova, chiaramente una venditrice ambulante venuta dalla campagna nella nobile Venezia. Cosa c'entra questo brano di genere in un dipinto religioso? Non si tratta di un vezzo del pittore, di una licenza poetica. Se analizziamo l'opera infatti vediamo che proprio in corrispondenza del cesto, sulla scala c'è la piccola Maria circondata di raggi luminosi. La storia, raccontata nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, narra come la Vergine all’età di tre anni fosse condotta al tempio dai genitori e da sola, pur piccolissima, salisse i quindici gradini del tempio mostrando così che la strada della sua santità era già segnata.
Nell’esegesi biblica l’uovo, contenitore di vita, rappresenta la speranza di una nuova nascita. Nel Mundus symbolicus di Filippo Picinelli, l’uovo che al calore si schiude, rappresenterebbe l’utero della Vergine che colpito dai raggi dello Spirito Santo ha generato Gesù Cristo. Ecco dunque la spiegazione: le uova rappresentano qui la fecondazione virginale di Maria.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006. 
 

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