venerdì 15 gennaio 2016

Gli antichi a tavola: Il banchetto di Platone di Anselm Feuerbach alla Kunstalle di Karlsruhe


Il banchetto (symposium) ha origine nella Grecia classica ove non era solamente l’occasione di mangiare e di bere ma anche di conversare su temi vari come la politica, l’amore, la vita, la morte, la filosofia e le arti aveva pertanto il valore di comunicazione. Presso le civiltà antiche il banchetto si consumava sul triclinio, una sorta di letto, sul quale i convitati sdraiati erano obbligati a tenere i piedi staccati da terra cosicché, in quel metaforico recidere ogni legame con il piano della materia, i banchettanti favorivano lo spirito nell’aprire un dialogo con la dimensione oltreterrena. Le donne erano escluse dal banchetto greco dove solo ancelle ed etere erano presenti e da quello romano delle origini perché ritenute in generale incolte e non all’altezza delle conversazioni politiche letterarie filosofiche e licenziose. L’atmosfera era rallegrata da musica, danze e giochi o pieces teatrali e la celebrazione si protraeva fino a notte tarda o addirittura all’alba. Non si beveva pasteggiando ché il vino seguiva l’ultima pietanza ed aveva un ruolo fondamentale per il carattere magico dell’ebbrezza dionisiaca. Il vino infatti, modificando lo stato di coscienza fece pensare agli antichi e soprattutto e Platone ed alla sua scuola di essere un mezzo per il superamento del sé per raggiungere un contatto più stretto con il divino, aprendo la mente ad una superiore conoscenza. Il culto greco del dio Dioniso penetra a Roma assumendo modalità del tutto analoghe, mentre il vino diviene protagonista anche nel convivio romano.



l fascino di questo dipinto, al di là del linguaggio neoclassico un po' algido, sta nel dar forma e colore ad un topos dell'immaginario filosofico e letterario: il simposio di Platone. Qui non è narrato un vero evento conviviale legato ad un luogo e ad un tempo storico ma viene data raffigurazione al simposio inventato dal filosofo Platone come cornice di un dibattito filosofico sull'amore. L'Ottocento è l'epoca dei grandi scavi archeolgici in cui fervono gli studi sull'Antichità e la Germania rappresenta uno dei principali cantieri della cultura filologica e archeologica. E' sera e Anselm Feuerbach presenta i personaggi dell'opera ancora sdraiati sui letti triclinari ma il banchetto è finito, è giunto il momento dei brindisi. Non tutti i convitati (filosofi anch'essi) sembrano lieti di ricevere quel chiassoso personaggio che arriva scortato da nudi puttini e fanciulle discinte. Alcuni si girano dall'altra parte, c'è chi ha un'espressione severa e qualcuno addirittura si nasconde. Il padrone di casa, invece, è chiaramente contento di vederlo e lo accoglie con una coppa come a volerla offrire a quel già alticcio ospite e tuttavia, a ben guardare, sembra più probabile che si aspetti piuttosto di vederla riempita dal nuovo personaggio visto che sul tavolo non vi è traccia né di bicchieri né di versatoi da vino. Il nuovo ospite del resto è proprio Dioniso, il dio del vino mentre il padrone di casa è ovviamente Platone, in toga bianca e serto di alloro. L'incontro Dioniso-Platone è l'espressione del sogno romantico di un pittore che immagina quel celebre simposio concludersi non con i brindisi di ogni altro banchetto ma con l'arrivo di quell'ospite eccezionale, giunto nella notte con il suo corteo. Il rapporto fra Platone e il vino ha implicazioni assai profonde Nell’opera platonica infatti Dioniso, lungi dall’essere il dio dell’ubriachezza e l’animatore di festini dissoluti e orgiastici, rappresenta la divina incarnazione dell’ispirazione necessaria ai poeti e agli artisti. Altrove lo stesso filosofo non manca di annotare come l'eccesso di vino cancelli i sensi, la memoria, le opinioni e l’intelligenza riducendo l’uomo ad una condizione miserrima. Di questi contenuti è assai probabile che Feuerbach, erudito ed artista, fosse informato e che il dipinto debba intendersi dunque come una celebrazione del furor dionisiaco, per Platone, come forse per lo stesso Feuerbach, fonte di ogni ispirazione poetica.

da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006; S. Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013 e S. Malaguzzi, Arte e Vino, Dossier, "Art e Dossier", 268, Luglio-Agosto 2010. 
 

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