Il banchetto (symposium) ha origine nella Grecia classica ove non era solamente l’occasione
di mangiare e di bere ma anche di conversare su temi vari come la
politica, l’amore, la vita, la morte, la filosofia e le arti aveva
pertanto il valore di comunicazione. Presso le civiltà antiche il
banchetto si consumava sul triclinio, una sorta di letto, sul quale i
convitati sdraiati erano obbligati a tenere i piedi staccati da terra
cosicché, in quel metaforico recidere ogni legame con il piano della
materia, i banchettanti favorivano lo spirito nell’aprire un
dialogo con la dimensione oltreterrena. Le donne erano escluse dal
banchetto greco dove solo ancelle ed etere erano presenti e da quello
romano delle origini perché ritenute in generale incolte e non
all’altezza delle conversazioni politiche letterarie filosofiche e
licenziose. L’atmosfera era rallegrata da musica, danze e giochi o
pieces teatrali e la celebrazione si protraeva fino a notte tarda o
addirittura all’alba. Non si beveva pasteggiando ché il vino
seguiva l’ultima pietanza ed aveva un ruolo fondamentale per il
carattere magico dell’ebbrezza dionisiaca. Il vino infatti,
modificando lo stato di coscienza fece pensare agli antichi e
soprattutto e Platone ed alla sua scuola di essere un mezzo per il
superamento del sé per raggiungere un contatto più stretto con il
divino, aprendo la mente ad una superiore conoscenza. Il culto greco
del dio Dioniso penetra a Roma assumendo modalità del tutto
analoghe, mentre il vino diviene protagonista anche nel convivio
romano.
l
fascino di questo dipinto, al di là del linguaggio neoclassico un
po' algido, sta nel dar forma e colore ad un topos dell'immaginario
filosofico e letterario: il simposio di Platone. Qui non è narrato
un vero evento conviviale legato ad un luogo e ad un tempo storico ma
viene data raffigurazione al simposio inventato dal filosofo Platone
come cornice di un dibattito filosofico sull'amore.
L'Ottocento è l'epoca dei grandi scavi archeolgici in cui fervono
gli studi sull'Antichità e la Germania rappresenta uno dei
principali cantieri della cultura filologica e archeologica. E' sera
e Anselm Feuerbach presenta i personaggi dell'opera ancora sdraiati
sui letti triclinari ma il banchetto è finito, è giunto il momento
dei brindisi. Non tutti i convitati (filosofi anch'essi) sembrano
lieti di ricevere quel chiassoso personaggio che arriva scortato da
nudi puttini e fanciulle discinte. Alcuni si girano dall'altra parte,
c'è chi ha un'espressione severa e qualcuno addirittura si nasconde.
Il padrone di casa, invece, è chiaramente contento di vederlo e lo
accoglie con una coppa come a volerla offrire a quel già alticcio
ospite e tuttavia, a ben guardare, sembra più probabile che si
aspetti piuttosto di vederla riempita dal nuovo personaggio visto che
sul tavolo non vi è traccia né di bicchieri né di versatoi da
vino. Il nuovo ospite del resto è proprio Dioniso, il dio del vino
mentre il padrone di casa è ovviamente Platone, in toga bianca e
serto di alloro. L'incontro Dioniso-Platone è l'espressione del
sogno romantico di un pittore che immagina quel celebre simposio
concludersi non con i brindisi di ogni altro banchetto ma con
l'arrivo di quell'ospite eccezionale, giunto nella notte con il suo
corteo. Il rapporto fra Platone e il vino ha implicazioni assai
profonde Nell’opera
platonica infatti Dioniso, lungi dall’essere il dio
dell’ubriachezza e l’animatore di festini dissoluti e orgiastici,
rappresenta la divina incarnazione dell’ispirazione necessaria ai
poeti e agli artisti. Altrove lo stesso filosofo non manca di
annotare come
l'eccesso di vino cancelli i sensi, la memoria, le opinioni e
l’intelligenza riducendo l’uomo ad una condizione miserrima. Di
questi contenuti è assai probabile che Feuerbach, erudito ed
artista, fosse informato e che il dipinto debba intendersi dunque
come una celebrazione del furor dionisiaco, per Platone, come forse per lo stesso Feuerbach, fonte di ogni
ispirazione poetica.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006; S. Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013 e S. Malaguzzi, Arte e Vino, Dossier, "Art e Dossier", 268, Luglio-Agosto 2010.
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