mercoledì 6 gennaio 2016

Il mercato della frutta di Firenze di Johann Zoffany alla Tate Gallery di Londra


La nascita del mercato rappresenta un capitolo significativo della storia del commercio del cibo, fin dall’Antichità affidato all’attività dei venditori ambulanti. Nel corso dei secoli fu questa categoria a scegliere alcuni luoghi della città per organizzarsi stabilmente o temporaneamente in modo efficiente.
Nacquero così, dall’aggregazione di venditori ambulanti, le fiere e i mercati nei quali a scadenze prefissate del calendario civile o religioso gli ambulanti si raccoglievano per commercializzare i loro prodotti. Nella Roma imperiale il mercato era un vero e proprio specchio della potenza economica dell’Impero ove si poteva trovare ogni genere di prodotto alimentare dal più ordinario al più sofisticato. Durante il Medioevo con l’economia feudale l’istituzione sembra temporaneamente tramontare per rinascere tuttavia intorno al XIII secolo con il rifiorire dei nuclei cittadini. Nelle città dal tardo Medioevo e fino all’inizio del XIX secolo il mercato svolge un ruolo assai significativo nell’affermarsi di costumi alimentari locali. Dalla seconda metà del XVI sec. e per tutto il XVII le scene di mercato si affacciano con frequenza nelle opere pittoriche dall’Italia alle Fiandre. Esse celebrano l’abbondanza derivata dalla crescente fiducia nel commercio, fonte primaria di ricchezza e per le nuove classi emergenti. Le scene di mercato rispondono in quest’epoca allo stesso spirito catalogatorio e curioso che animava il collezionismo delle camere di meraviglie. Il XVIII sec. informa le scene di mercato con un nuovo illuministico senso della sicurezza economica che si traduceva nell’ottimistica sensazione di poter per sempre sconfiggere la fame.

Una consistente innovazione rispetto alla forma tradizionale, è, negli anni Ottanta dell’Ottocento, la fromula del mercato coperto ove l’attenzione del compratore è catturata dalle insegne commerciali apposte sull’esterno degli edifici deputati a quest’uso.


Ottimismo illuminista e gusto del pittoresco pervadono il Mercato della frutta di Firenze dipinto intorno al 1777 da Johann Zoffany per il proprio personale diletto. Un mazzo di carciofi ritratto insieme a cardi, sedano e cipolle, ai piedi della friggitrice di frittelle fuga ogni dubbio sull’ambientazione fiorentina dell’opera. I protagonisti: una donna che frigge, sua figlia, un accattone e una giovane fruttivendola dai volti caratterizzati mimano la scena con azioni ed espressioni di efficacia teatrale. Eloquente e intenso lo sguardo che la donna seduta scambia con l’accattone il quale, mano alla borsa, sembra volerla rassicurare sulla possibilità di pagare la frittella richiesta nonostante l' aspetto miserabile. Languido è invece lo sguardo con il quale la diafana fruttivendola accompagna l’offerta di un grappolo d’uva ad un invisibile avventore (escluso forse dalla tela in un secondo momento) quasi la merce in vendita non fosse tanto la frutta ma piuttosto la stessa giovane. Del resto l'uva è l'origine del vino il portatore di ebbrezza per eccellenza, alleato della seduzione da sempre. Curiosità e humour riflessi in questo pittoresco brano di vita dipinta riconducono alla temperie illuminista. 
 
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013. 

Nessun commento:

Posta un commento