mercoledì 13 gennaio 2016

Pesce con uova, aglio e peperoncino, una vera ricetta? Il Cristo in casa di Marta e Maria di Velasquez alla National Gallery di Londra



Mentre Gesù era in viaggio verso Gerusalemme fece tappa in un villaggio dove venne accolto in casa da una donna di nome Marta. Mentre essa si dava da fare in cucina perché a Gesù fosse offerto un pasto ed un’ospitalità adeguata, la sorella Maria (spesso indicata come Maddalena) si sedette ai piedi del Signore per ascoltare la sua parola. Marta indispettita dal comportamento della sorella che l’aveva lasciata sola ad occuparsi delle faccende domestiche sollecitò Gesù perché egli stesso la invitasse a collaborare, ma egli non lo fece. Inaspettatamente infatti rivolgendosi a Marta le disse: “Marta, Marta tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Invece una sola è la cosa necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che nessuno le toglierà” (Luca ( X, 38-42). L'iconografia di Cristo in casa di Marta e Maria presenta spesso, nelle varie versioni pittoriche, la raffigurazione di cibi, tavole imbandite, cucine e dispense. Questa scelta non risponde filologicamente al passo del Vangelo ma ha la funzione di rendere visibile l’ospitalità offerta da Marta al Signore, un’accoglienza che mira a soddisfarne le necessità materiali.




Nel Cristo in casa di Marta e Maria, Velasquez mette in primo piano una giovane cuoca all'opera ed alimenti in attesa di elaborazione relegando al secondo piano la scena evangelica. Grazie a questo felice espediente di ascendenza nordica viene stabilito un evidente collegamento fra la scena evangelica e ciò che si svolge in primo piano, quasi nella prima si debba cercare la spiegazione del secondo e tuttavia l’operosità della giovane cuoca in primo piano sembra contraddire il modello suggerito attraverso la citazione evangelica.
L’abbigliamento delle quattro donne rappresentate con lo sfasamento dei piani prospettici sembra suggerire come le due del riquadro dagli abiti senza evidente connotazione temporale possano verosimilmente essere la Marta e la Maria della parabola mentre le due in primo piano vestite di capi contemporanei siano figure del presente. L’eloquente gesto con cui la donna più anziana indica la cuoca all’opera sembra quasi voler segnalare nell’attività femminile un modello esistenziale di riferimento per il presente. Nella cristianissima Spagna del XVII secolo sembra davvero ardito ipotizzare che Velasquez abbia voluto contraddire il senso della parabola cristiana negando il primato della vita contemplativa e indicando nell’attività della donna una strada migliore rispetto a quella segnalata da Cristo stesso. E' invece più verosimile che l’accostamento di due scene in apparente contraddizione dovesse servire per dare l’idea dell’evoluzione del messaggio evangelico nell'adattamento alle esigenze spirituali della contemporaneità attestata del resto dagli abiti delle protagoniste.
Qui l’attività indicata non è generica ma è la puntuale descrizione dell'esecuzione di una ricetta. La scelta dell’aglio, del peperoncino, delle uova e del pesce, coerente con le consuetudini dell’epoca ha indotto la critica ad ipotizzare che il pittore avesse in mente una ricetta precisa e tuttavia, considerato il contenuto religioso e morale del dipinto, è senz’altro possibile che la scelta dei cibi contribuisse a veicolare un messaggio spirituale. Il pesce fra tutti è certamente il simbolo più facilmente leggibile come rappresentazione di Cristo di antichissima ascendenza. La consuetudine iconografica si radica nella denominazione greca del pesce stesso: infatti ichthus è parola composta dalle 5 lettere iniziali delle parole jesus cristos theou uios soter ovvero Gesù Cristo salvatore figlio di Dio. Nell’opera in questione il numero di quattro potrebbe verosimilmente riferirsi ai quattro evangeli sinottici come a voler sottolineare che non solo Luca il narratore dell’episodio di Marta e Maria è fonte autorevole ma che anche Marco, Matteo e Giovanni.
Nell’esegesi biblica le uova, contenitori di vita, rappresentano una speranza di rinascita, un segnale leggibile di Resurrezione. Un’interessante curiosità è rappresentata dal peperoncino che all’epoca di Velasquez era da pochi anni stato introdotto nella cucina iberica grazie all'importazione dalle Ande. Gradualmente questo pepe cornuto aveva sostituito il nero annettendosi probabilmente anche il valore simbolico di emblema della virtù perseguitata poiché, come spiega Filippo Picinelli, esso è sottoposto alla tortura del mortaio come Cristo si sottopose alla croce per salvare il genere umano.
In questo rebus di insegnamenti evangelici, Passione e Resurrezione un ruolo fondamentale è giocato dall’aglio, necessario ingrediente della ricetta cristiana.
Il capo d’aglio in primo piano mostra di essere stato già aperto dalla cuoca che probabilmente ne sta pestando uno spicchio nel mortaio. All’aglio l’esegesi biblica annetteva il valore di simbolo del peccato dal momento che è indigesto e più se ne mangia e più nuoce e tuttavia si sa che lo stesso, pestato nel mortaio, perde molta della sua indigeribilità come a dire che bisogna infierire sul peccato per annullarne la forza distruttiva.
In accordo con questa lettura all’anziana donna dal volto segnato dall’esperienza spetterebbe dunque il ruolo di indicare come si debba operare per diventare buoni cristiani mentre alla fanciulla dall’espressione arresa e un po’ scontenta tocca la funzione di raccontare allo spettatore quanto sia penoso il compito di sconfiggere i richiami seducenti del peccato.

da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Allegoria domestica, “Art e Dossier”, 272, dicembre 2010, pp. 42-47. 



 

Nessun commento:

Posta un commento