Mentre
Gesù era in viaggio verso Gerusalemme fece tappa in un villaggio
dove venne accolto in casa da una donna di nome Marta. Mentre essa si
dava da fare in cucina perché a Gesù fosse offerto un pasto ed
un’ospitalità adeguata, la sorella Maria (spesso indicata come
Maddalena) si sedette ai piedi del Signore per ascoltare la sua
parola. Marta indispettita dal comportamento della sorella che
l’aveva lasciata sola ad occuparsi delle faccende domestiche
sollecitò Gesù perché egli stesso la invitasse a collaborare, ma
egli non lo fece. Inaspettatamente infatti rivolgendosi a Marta le
disse: “Marta, Marta tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose.
Invece una sola è la cosa necessaria. Maria ha scelto la parte
migliore, che nessuno le toglierà” (Luca
( X, 38-42). L'iconografia
di Cristo in casa di Marta e Maria presenta spesso, nelle varie
versioni pittoriche, la raffigurazione di cibi, tavole imbandite,
cucine e dispense. Questa scelta non risponde filologicamente al
passo del Vangelo ma ha la funzione di rendere visibile l’ospitalità
offerta da Marta al Signore, un’accoglienza che mira a soddisfarne
le necessità materiali.
Nel Cristo in casa di Marta e Maria, Velasquez mette in primo piano una giovane cuoca all'opera ed alimenti in attesa di elaborazione relegando al secondo piano la scena evangelica. Grazie a questo felice espediente di ascendenza nordica viene stabilito un evidente collegamento fra la scena evangelica e ciò che si svolge in primo piano, quasi nella
prima si debba cercare la spiegazione del secondo e tuttavia
l’operosità della giovane cuoca in primo piano sembra contraddire
il modello suggerito attraverso la citazione evangelica.
L’abbigliamento
delle quattro donne rappresentate con lo sfasamento dei piani
prospettici sembra suggerire come le due del riquadro dagli abiti
senza evidente connotazione temporale possano verosimilmente essere
la Marta e la Maria della parabola mentre le due in primo piano
vestite di capi contemporanei siano figure del presente. L’eloquente
gesto con cui la donna più anziana indica la cuoca all’opera
sembra quasi voler segnalare nell’attività femminile un modello
esistenziale di riferimento per il presente. Nella cristianissima
Spagna del XVII secolo sembra davvero ardito ipotizzare che Velasquez
abbia voluto contraddire il senso della parabola cristiana negando il
primato della vita contemplativa e indicando nell’attività della
donna una strada migliore rispetto a quella segnalata da Cristo
stesso. E' invece più verosimile che l’accostamento di due scene
in apparente contraddizione dovesse servire per dare l’idea
dell’evoluzione del messaggio evangelico nell'adattamento alle
esigenze spirituali della contemporaneità attestata del resto dagli
abiti delle protagoniste.
Qui
l’attività indicata non è generica ma è la puntuale descrizione
dell'esecuzione di una ricetta. La scelta dell’aglio, del
peperoncino, delle uova e del pesce, coerente con le consuetudini
dell’epoca ha indotto la critica ad ipotizzare che il pittore
avesse in mente una ricetta precisa e tuttavia, considerato il
contenuto religioso e morale del dipinto, è senz’altro possibile
che la scelta dei cibi contribuisse a veicolare un messaggio
spirituale. Il pesce fra tutti è certamente il simbolo più
facilmente leggibile come rappresentazione di Cristo di antichissima
ascendenza. La consuetudine iconografica si radica nella
denominazione greca del pesce stesso: infatti ichthus è parola
composta dalle 5 lettere iniziali delle parole jesus cristos theou
uios soter ovvero Gesù Cristo salvatore figlio di Dio. Nell’opera
in questione il numero di quattro potrebbe verosimilmente riferirsi
ai quattro evangeli sinottici come a voler sottolineare che non solo
Luca il narratore dell’episodio di Marta e Maria è fonte
autorevole ma che anche Marco, Matteo e Giovanni.
Nell’esegesi
biblica le uova, contenitori di vita, rappresentano una speranza di
rinascita, un segnale leggibile di Resurrezione. Un’interessante
curiosità è rappresentata dal peperoncino che all’epoca di
Velasquez era da pochi anni stato introdotto nella cucina iberica
grazie all'importazione dalle Ande. Gradualmente questo pepe cornuto
aveva sostituito il nero annettendosi probabilmente anche il valore
simbolico di emblema della virtù perseguitata poiché, come spiega
Filippo Picinelli, esso è sottoposto alla tortura del mortaio come
Cristo si sottopose alla croce per salvare il genere umano.
In
questo rebus di insegnamenti evangelici, Passione e Resurrezione un
ruolo fondamentale è giocato dall’aglio, necessario ingrediente
della ricetta cristiana.
Il
capo d’aglio in primo piano mostra di essere stato già aperto
dalla cuoca che probabilmente ne sta pestando uno spicchio nel
mortaio. All’aglio l’esegesi biblica annetteva il valore di
simbolo del peccato dal momento che è indigesto e più se ne mangia
e più nuoce e tuttavia si sa che lo stesso, pestato nel mortaio,
perde molta della sua indigeribilità come a dire che bisogna
infierire sul peccato per annullarne la forza distruttiva.
In
accordo con questa lettura all’anziana donna dal volto segnato
dall’esperienza spetterebbe dunque il ruolo di indicare come si
debba operare per diventare buoni cristiani mentre alla fanciulla
dall’espressione arresa e un po’ scontenta tocca la funzione di
raccontare allo spettatore quanto sia penoso il compito di
sconfiggere i richiami seducenti del peccato.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Allegoria domestica, “Art e Dossier”, 272, dicembre 2010, pp. 42-47.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Allegoria domestica, “Art e Dossier”, 272, dicembre 2010, pp. 42-47.
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