Nel XVI secolo Roma e i
Paesi Bassi sono i centri propulsori
del nuovo genere della natura morte con opere destinate ad una
committenza privata. L’abilità del pittore si misurava qui nella
capacità di selezionare gli oggetti, di comporli e di descriverli
con accuratezza poiché quanto più erano fedeli alla realtà tanto
più l’effetto trompe l’oeil raggiunto catalizzava
l’attenzione. L’obiettivo primario era incuriosire e dilettare e
tuttavia, nel realizzare di essere la vittima di un inganno, lo
spettatore diveniva consapevole della fallibilità della sua
percezione visiva e più in generale dei sensi. Così il pittore,
seducendo, poteva educare.
E'
il caso di questo dipinto di Pieter Claesz, una Natura morta con
astice e aragosta (al Minneapolis Institute of Arts) ove un orologio,
emblema dell'inesorabile scorrere del tempo, sancisce il tono
didascalico di una composizione che altrimenti potrebbe sembrare di
puro diletto. Leggiamo l'opera. I crostacei, prelibatezza
marina destinata dall’epoca romana alle mense più facoltose, ci
parlano dei costumi alimentari raffinati dell’Olanda mercantile
come anche il piatto di porcellana, importato dalla Cina e il pane
bianco. Dalla caduta dell’Impero romano d’occidente a tutto il
Medioevo i contadini impiegavano cereali misti per un pane scuro e
rustico mentre agli aristocratici e ai cittadini era riservato il
bianco pane di grano. L’elevato tenore di vita del destinatario
dell’opera è palese ma c'è molto altro. La tovaglia scomposta, il
limone sbucciato in parte, e i due bicchieri non completamente pieni,
segni tangibili di un pasto interrotto, alludono ad un passaggio
umano.
I
bicchieri ci permettono di immaginare due persone dai gusti diversi.
Il roemer panciuto e stabile era usato per degustare il profumato
vino bianco proveniente dalla Renania mentre l’affusolato passglass
con le caratteristiche tacche era usato nelle osterie fiamminghe per
comunitarie bevute di birra. L’uno descrive un consumatore
esigente, forse una donna, e l’altro uno dai gusti più plebei e
senz’altro di sesso maschile.
Possiamo
immaginare i committenti come una coppia facoltosa e tuttavia la
discreta presenza di un orologio d’oro ricorda ai destinatari come
ogni piacere terreno sia destinato a finire. La decifrazione del
rebus potrebbe concludersi qui senonché l’astice e l’aragosta,
piatti forti di quel pasto interrotto, ancora intatti, sembrano
indicare come i destinatari non abbiano ancora assaggiato la pietanza
più appetitosa. La chiave escatologica permette l’inquadramento di
quest’ultimo particolare suggerendo per l’intera immagine una
lettura cristiana. Banditi dalla
dieta ebraica, nell’esegesi biblica l’aragosta e il granchio, per
la presunta abitudine di spogliarsi del vecchio involucro e rinnovare
i loro gusci, sono simboli della Resurrezione. Così se il pane
sbocconcellato indica che i committenti hanno già assaggiato il
messaggio cristiano, di cui il pane è tradizionale simbolo, possono
solo immaginare il sapore della Resurrezione perché ancora troppo
giovani e vivi. In questa stessa chiave la presenza della birra
accanto al vino eucaristico, è una preziosa indicazione sulla
confessione dei committenti poiché prodotta e consumata perlopiù
nei paesi protestanti, essa non è solo la bevanda nazionale degli
olandesi ma è anche e soprattutto il simbolo della Chiesa riformata.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013.
da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013.
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