Il
banchetto,
convivium in latino ( da cum vivere), è l’emblema stesso della
vita in comune nel cui ambito si coltivano i rapporti fra uomo ed
uomo ma anche fra uomo e divinità. Dall’Antichità
il banchetto costituiva un rituale sia sacro, per essere legato ad un
sacrificio, che profano ma anche in questa seconda accezione
conservava valenze ufficiali e celebrative che lo differenziavano da
un pasto normale. Nel Medioevo e nel Rinascimento i grandi banchetti
gentilizi erano un’occasione per esprimere il potere economico e
sociale dell’aristocrazia che mostrava, nella capacità di
organizzare quell’evento, la propria capacità strategica, il grado
di civiltà e di buongusto di cui era dotato il signore e la potenza
economica. Espressa nel banchetto la ricchezza non era interpretata
come forma di potere utile solo a chi la possedeva ma come pubblica magnificentia, capace di provvedere alla comunità nei momenti di bisogno come le
carestie.
Come
consuetudine di ogni epoca e ogni cultura il banchetto è molto
raffiguarato ma è soprattutto nel 600, che il convito si svincola
dal soggetto storico o religioso per diventare un topos della scena
di genere. E'
il caso del banchetto della Campagna Elettorale di William Hogarth
al Soan's Museum di Londra.
L'opera
facente parte di un ciclo di quattro dipinti che illustrano la
campagna elettorale, conserva la stessa marcata componente satirica
della commedia di Henry Fielding, Don
Quixote in England,
alla quale si ispira.
Si
distinguono due tavoli: uno rettangolare e l'altro rotondo. Seduto al
primo un panciuto personaggio in toga da avvocato si è tolto la
parrucca e si asciuga il sudore: ha finito la sua fatica e può
finalmente festeggiare con la pietanza di carne che gli sta davanti
sullo scaldavivande. Un osso ribadisce che il piatto forte al tavolo
rettangolare è la carne. E' circondato di personaggi allegri e in
grande agitazione: tutti si abbracciano, brindano, parlottano. Si
tratta forse del partito vincente.
Al
tavolo rotondo siede un personaggio panciuto come l'altro ma in
condizioni ben peggiori. Davanti a lui una montagna di gusci di
ostriche sembrano indicare che ha mangiato troppo ma la realtà è
diversa: poco distante in posizione frontale, ben visibile allo
spettatore, un gentiluomo ben vestito agita con la sinistra un pezzo
di carta che indica con la destra: si tratta forse del risultato
delle elezioni, il vero motivo per cui il leader (contraddistinto
dalla parrucca) appare affranto e bisognoso del salasso che gli sta
praticando il medico accanto. Se il leader è sofferente lo è ancora
di più il commensale vicino colpito da un mattone alla testa.
Le braccia spalancate, la bottiglia rovesciata e il libro abbandonato
sottolineano la sua condizione. I
particolari sono numerosi come i personaggi i cui visi e gesti
aggiungono colore a questa pittoresca descrizione del momento clou
delle elezioni.
Ciò
che più rende quest'opera efficace e attuale è la metafora del
banchetto come espressione dell'avidità di entrambi i partiti la cui
unica differenza sta in fondo nel tipo diverso di tavolo e nelle
diverse predilezioni alimentari. Un ultima considerazione sui tavoli:
il rettangolare appartiene sicuramente al partito più conservatore
perché la collocazione dei commensali varia con il variare del loro
prestigio mentre il rotondo, dai posti tutti uguali, appartiene più
probabilmente al partito più democratico. da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006.
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